Le grotte vaticane sesta pagina
Sempre ai tempi di Costantino furono scoperchiati i tetti della necropoli pagana, così da interrarla e renderla una solida base per le fondamenta della basilica costruita sulle ossa di Pietro: si sapeva che dietro quelle mura stava la sua tomba, il luogo era certo per tradizione ma nessuno avrebbe osato aprirlo, profanarlo, traslarne le ossa. Sul muro costruito ai tempi di Costantino, l’epigrafista Margherita Guarducci trovò centinaia di graffiti con invocazioni a Cristo e a Pietro. Penetrati infine nella tomba, gli archeologi, guidati da monsignor Kaas, trovarono un piccolo ossario con la scritta in greco, interpretata come “Pietro è qui”, che diede loro la certezza che “quello” era il luogo. Pio XII ne diede l’annuncio alla radio in occasione dell’Anno Santo del 1950: “È stata trovata la tomba del Principe degli Apostoli”. Ma l’ossario si trovò vuoto. Solo nel 1953 il ritrovamento fortunoso di alcune ossa d’un uomo di 60-70 anni, avvolte in un prezioso panno di porpora in tessuto con fili d’oro e con attendibilità provenienti dal loculo (ma spostate ai tempi di Costantino nell’edicola, come rivelano frammenti di muro rosso), diedero a Paolo VI la convinzione che doveva trattarsi con ogni probabilità dei resti del corpo di San Pietro: lì fece racchiudere in una scatola di plexiglas insieme ad un cartiglio chiuso in cui si afferma che questi resti “si pensa” siano dell’Apostolo Pietro. Se al centro della cupola di Michelangelo si appendesse un filo a piombo, esso andrebbe a cadere esattamente su quella modesta scatola di plexiglas, confermando una tradizione di duemila anni di arte e fede. Si capirà allora meglio il significato della Confessione di Pietro, quella nicchia da cui risplende a mosaico l’icona bizantina di Cristo, visibile anche dalla balaustra di San Pietro, che arde delle sue novantanove lampade votive; sotto l’icona, la preziosa cassetta non contiene le ossa di Pietro (che si trovano più in basso) bensì i pallii (stole con croci) che il Papa conferisce ai neo-eletti vescovi metropoliti per segnare il loro legame con Pietro.
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